Venerdì 27/09/2024
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Sabato 28/09/2024
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Genoa - Juventus 0-3
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Dopo le polemiche politiche sono arrivate la campagna diffamatoria sui social e le lettere intimidatorie. E’ allarme sicurezza per i tre pm palermitani del processo Open Arms Marzia Sabella, Gery Ferrara e Giorgia Righi che, il 14 settembre scorso, hanno chiesto la condanna del ministro Matteo Salvini a 6 anni di carcere per avere illegittimamente vietato lo sbarco a Lampedusa a 147 migranti soccorsi in mare dalla nave della ong spagnola.
Le migliaia di messaggi di insulti e minacce indirizzati ai magistrati hanno spinto la procuratrice generale di Palermo Lia Sava a rivolgersi al Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, l’organo competente ad adottare misure di protezione. I tre pm, che il 14 settembre hanno chiesto la condanna del ministro Matteo Salvini a 6 anni per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, preferiscono non commentare, ma al palazzo di giustizia l’atmosfera è tesa.
Insulti sessisti, epiteti volgari e lettere anonime inviate in Procura generale sono solo alcuni degli episodi segnalati dalla pg di Palermo al Comitato. Post e minacce sono state trasmessi anche alla Procura di Caltanissetta, competente a indagare nei procedimenti che coinvolgono i magistrati del capoluogo siciliano. Sabella, Ferrara e Righi stanno valutando se perseguire civilmente e penalmente gli autori dei messaggi.
«C'è un principio chiave non discutibile: tra i diritti umani e la protezione della sovranità dello Stato sono i diritti umani che nel nostro ordinamento, per fortuna democratico, devono prevalere», avevano detto i magistrati durante la requisitoria sottolineando che, quando Salvini diventò ministro dell’Interno, le decisioni sulla gestione degli sbarchi e del rilascio dei pos vennero spostate dal Dipartimento libertà civili e immigrazione all’ufficio di gabinetto del ministro. «Era il ministro a decidere. Questo è l’elemento chiave», hanno spiegato.
Ad agosto del 2019 la nave della Open Arms con 147 migranti a bordo rimase 20 giorni ferma davanti a Lampedusa. Furono i magistrati di Agrigento, in seguito a un’ispezione a bordo dell’allora procuratore Luigi Patronaggio, a ordinare lo sbarco d’urgenza dei profughi stremati dal caldo e dalla traversata in mare. Il fascicolo venne trasmesso alla procura di Palermo, ufficio inquirente del capoluogo in cui ha sede il Tribunale dei ministri, competente in quanto si ipotizzarono responsabilità penali dell’allora titolare del Viminale, Salvini.
Il cercapersone è un apparecchio elettronico per la trasmissione di brevi messaggi. Si tratta del terminale mobile di un sistema wireless che sostiene un servizio di paging. Questi strumenti di comunicazione erano comunemente usati negli anni '90 e nei primi anni 2000, prima che i telefoni cellulari diventassero ampiamente disponibili.
Il funzionamento di questi device, come spiega la Lebanese Broadcasting Corporation International (LBCI), è piuttosto semplice: gli utenti inseriscono un codice nel dispositivo, che viene trasmesso a un centro o sistema di ricezione che invia una notifica al cercapersone. Il cercapersone permette di visualizzare messaggi di testo o ricevere brevi notifiche e, in alcuni modelli, gli utenti possono rispondere ai messaggi o comporre un numero specifico.
Sebbene il loro utilizzo sia molto diminuito nel tempo, in alcuni settori, come quello sanitario, vengono ancora utilizzati perché permettono di avere un sistema di comunicazione rapido e affidabile. La sovrapposizione della copertura dei moderni sistemi di cercapersone, combinata con l'uso delle comunicazioni satellitari, può rendere questi device più affidabili delle reti cellulari terrestri in alcuni casi, per esempio durante i disastri naturali e oppure in situazioni di intenso conflitto.
Secondo le fonti, i cercapersone, che Hezbollah aveva ordinato alla azienda Gold Apollo di Taiwan, erano stati manomessi prima di arrivare in Libano. Secondo il quotidiano newyorkese, gli esplosivi sono stati piazzati accanto alla batteria di ogni cercapersone ed è stato inserito un interruttore per causare le esplosioni a distanza. Il capo dell'azienda taiwanese, Hsu Chin-kuang, ha smentito che i cercapersone siano stati prodotti dalla Gold Apollo.
I dispositivi sono stati fatti esplodere simultaneamente con un messaggino. Secondo quanto riferito la Cnn, le esplosioni sono state una conseguenza di una operazione di Mossad ed esercito israeliano.
Il ministero della Salute libanese ha aggiornato a 11 il bilancio delle vittime delle esplosioni dei cercapersone. Secondo i dati del ministero citati dai media in lingua araba, altri 4.000 sono feriti, di cui 400 in condizioni critiche. Circa 500 agenti di Hezbollah hanno perso la vista in seguito all'esplosione di cercapersone in Libano e Siria. Lo ha riferito il canale televisivo saudita Al Hadath.
Da monitorare attentamente Emilia-Romagna e Marche, dove si concentreranno i fenomeni più intensi e persistenti, così come l'Appennino settentrionale e l'area del Basso Tirreno. "Intorno al minimo di bassa pressione, intorno all’occhio del ciclone, ruoteranno due sistemi molto perturbati, uno sull’Alto Adriatico e l’altro sul Tirreno meridionale", spiega Lorenzo Tedici, esperto de Ilmeteo.it, che fa il punto della situazione spiegando che nella sola giornata di mercoledì 18 settembre potranno accumularsi fino a 90-100 mm di pioggia tra Marche e Romagna con picchi più intensi sulle zone montuose.
La situazione non si sbloccherà nemmeno giovedì 19 con gli stessi accumuli che, sommati a quelli odierni, potranno superare anche i 150 mm in sole 48 ore. "Ricordiamo che, normalmente, a settembre su queste aree cadono circa 70 mm in un mese, siamo al doppio in 48 ore", sottolinea l'esperto
Vannacci, che è stato eletto al Parlamento Europeo con la Lega, era inizialmente stato nominato tra i sei vicepresidenti del gruppo. Nei giorni dopo la sua nomina, molti politici che fanno parte di Patrioti per l’Europa avevano criticato la scelta, accusando l’ex generale di essere troppo estremista, a causa delle opinioni omofobe e razziste contenute nel libro Il mondo al contrario. Questa estate, Vannacci è stato intervistato dal Corriere della Sera, ironizzando sulla questione della revoca: “Siamo un gruppo fluido. Vi piace questo termine? È tutto in divenire, siamo appena nati e ci sarà una ristrutturazione”.
La scienza lo conferma: gli alimenti ricchi di zuccheri creano una dipendenza biologica. Per spezzare il circolo vizioso degli zuccheri è importante agire con gradualità, step by step. Per prima cosa passate al setaccio la vostra dieta: quanti cucchiaini di zucchero aggiungete quotidianamente nel tè e nel caffè? Quanti alimenti dolci consumate nell'arco della giornata? E quanta frutta, e di che tipo? Iniziate dal ridurre, ogni giorno un po' di più, il quantitativo di zucchero aggiunto alle varie bevande. In secondo luogo sarà importante limitarsi a un paio di dessert a settimana, dando la preferenza a quelli a base di cioccolato dark (all'80%) o a quelli fatti in casa utilizzando yogurt bianco, farina integrale e frutta fresca (dal plumcake alla crostata). Ricordate che lo zucchero è presente a vostra insaputa nella maggior parte dei cibi industriali, dalle salse pronte al pane in cassetta: anche in questo caso vale la regola del less is more, anche perché i prodotti processati sono nemici della salute.
Lato frutta, parliamo di un alimento vegetale ricco di acqua, fibre e vitamine, ma anche carico di fruttosio, ossia zucchero. Prediligete i frutti low sugar, ad esempio pompelmi (e agrumi in generale), mirtilli, ribes, nespole e anguria. Contro-bilanciate gli attacchi di fame introducendo nel vostro menù quotidiano i famosi grassi buoni, ad esempio salmone, frutta in guscio, avocado, olio extra vergine di oliva. Se il gusto dolce vi manca terribilmente, ingannate il palato aggiungendo al vostro smoothie-yogurt-caffé una spolverata di vaniglia, cannella o cocco grattugiato. Un consumo eccessivo di dolcificanti come miele o sciroppo di agave, malto e acero produce un impatto negativo sull'organismo. Quel che conta, insomma, è piano piano (ma senza mai tornare indietro) ridurre al minimo l'apporto di zucchero. Trovando valide alternative healthy per ottenere sazietà, gusto e piacere senza compromessi per la salute.
Apple avrebbe già da tempo iniziato a investire risorse in quello che potrebbe essere uno dei settori trainanti di un futuro non molto lontano: la robotica. Dopo aver conquistato il mondo con dispositivi come l'iPhone, l'iPad, l'Apple Watch e dopo il lancio speranzoso del Vision Pro (che molto difficilmente potrà diventare un prodotto "trainante"), l'azienda di Cupertino è da tempo alla ricerca della prossima grande rivoluzione.
Tuttavia, trovare una nuova categoria di prodotti che possa avere lo stesso impatto di quelle precedenti si sta rivelando una sfida decisamente complessa. Tutti questi prodotti, infatti, possono essere costantemente migliorati, rendendoli più piccoli, aumentando la durata della batteria o velocizzando i processori, ma è molto più difficile trovare una nuova innovazione rivoluzionaria.
Negli ultimi anni, Apple ha esplorato diverse opportunità, tra cui l'ambizioso progetto di un'auto a guida autonoma. Come sappiamo, tuttavia, dopo anni di investimenti e ricerca, questo progetto sarebbe stato chiuso all'inizio del 2023, lasciando in sospeso molte delle tecnologie sviluppate.
Questo fallimento, secondo quanto affermato da Mark Gurman in un editoriale su Bloomberg, avrebbe però acceso una nuova scintilla all'interno dell'azienda: l'idea che la robotica potrebbe rappresentare la prossima grande innovazione. Se i prodotti Apple potessero muoversi autonomamente, quali nuove esperienze potrebbero offrire ai consumatori?
Mario Draghi e Marina Berlusconi si sono incontrati a Milano, precisamente negli uffici della Fininvest. Questo incontro, descritto come uno “scambio di vedute programmato“, ha attirato l’attenzione per diversi motivi. Prima di tutto, è avvenuto alla presenza di Gianni Letta, una figura storicamente vicina a Silvio Berlusconi, rendendo il faccia a faccia ancora più rilevante.
Il tempismo della notizia, resa pubblica il giorno seguente, ha sollevato molte speculazioni, soprattutto in relazione ai rapporti sempre più tesi tra la premier Giorgia Meloni e la famiglia Berlusconi. In particolare, molti commentatori hanno interpretato questo incontro come un vero e proprio “pizzino” politico, un messaggio non verbale indirizzato a Meloni. È interessante notare che Meloni stessa ha in programma un incontro con Draghi la settimana successiva, cosa che rende ancora più significative le tempistiche e la modalità con cui è stata diffusa la notizia.
Il termine “pizzino” evoca un’immagine legata al mondo della criminalità organizzata. Ma nel contesto politico italiano viene usato in modo figurato per indicare un messaggio sottile e strategico. Questo incontro tra Draghi e Marina Berlusconi, infatti, potrebbe rappresentare una manifestazione di malcontento da parte della famiglia Berlusconi verso alcune politiche economiche del governo Meloni. In particolare le proposte di tasse sugli extraprofitti delle banche e delle assicurazioni. Come riportato da open.online
Cosa sia cambiato nella linea dei pm, rispetto alle certezze del 30 luglio, non è facile capire. Nel decreto di giudizio immediato si accusava Toti di avere agito «in esecuzione di un disegno criminoso» e «per avere compiuto atti amministrativi anche illegittimi»: ora di quegli atti «anche illegittimi» la Procura, evidentemente, non è più così convinta. D'altronde un passo indietro lo ha fatto anche lui, Toti, che l'8 agosto - dopo essersi dimesso da governatore ed essere stato liberato dagli arresti domiciliari - spiegava di essere pronto a affrontare il processo e a dimostrarsi innocente, «Quello che è accaduto in questi tre mesi è un processo alla politica: ai finanziamenti, trasparenti e legali, agli atti, anch'essi legali e legittimi, che abbiamo ritenuto utili a far crescere la nostra terra». Ora anche lui su una parte di quella dichiarazione, «trasparenti e legali», sceglie di non insistere.
Resta, ora che la vicenda processuale scende di molti toni, da spiegare l'asprezza con cui è stata condotta l'indagine, a partire dalla decisione di fare scattare gli arresti, di colpire il governatore il 18 luglio con una nuova ordinanza di custodia, e dal diktat esplicito inviato ripetutamente dai magistrati a Toti, subordinando alle sue dimissioni la revoca dei «domiciliari».
Anche dopo il rinvio a giudizio immediato e la fine degli arresti, la Procura non aveva mollato il colpo: un nuovo capo di imputazione per una cena elettorale, una segnalazione della Banca d'Italia per dei versamenti «sosospetti» («dati contabili noti agli inquirenti da 24 mesi», replicò il legale di Toti). Il clima, insomma, non sembrava preludere a un'intesa tra indagato e Procura. D'altronde non era facile per i pm ridimensionare le accuse scaturite da una indagine gigantesca, con i telefoni e gli uffici del governatore intercettati per due anni e quattro mesi, fino all'entrata in scena anche del trojan installato sul portatile di Toti: una massa di intercettazioni tale da mandare in tilt i server della Procura al momento del deposito finale.
Sempre più truffe online sfruttano il sistema “costa solo 2€“. Lo ha rivelato la Polizia Postale in un comunicato stampa pubblicato recentemente dove mette in guardia gli utenti connessi da pericolosi raggiri del web.